E’ finito alla mezzanotte il fermo degli autotrasportatori in Sicilia, ma “Forza d’urto” tuttavia conferma lo sciopero a oltranza di tir, agricoltori e pescatori in Sicilia, anche se in maniera meno dura: “Da domani allargheremo le maglie, per poter fare effettuare i rifornimenti, apriremo i blocchi alle raffinerie. Ma i blocchi rimarranno. Questa è un’occasione unica per i siciliani, mica abbiamo scherzato“. Il movimento ha chiesto alla questura la proroga per i presìdi nei caselli autostradali della Catania-Messina di San Gregorio, Acireale e Giarre, della zona industriale e del porto di Catania. ”Stiamo chiedendo alle questure competenti le proroghe per continuare la nostra protesta”, conferma Mariano Ferro, uno dei leader dei forconi.
“Non abbiamo ancora ottenuto risposte. Ciò che è assordante è il silenzio del governo nazionale“. Alla domanda se non ritiene che quei cittadini che all’inizio avevano simpatizzato col movimento ora possano esasperarsi Ferro ha risposto così: “Certo se c’era consenso, così lo stiamo distruggendo“. Secondo voci provenienti da Forza d’urto vi sarebbero delle diversità di vedute all’interno del movimento sul proseguimento della protesta. Alcuni esponenti vogliono tenere una linea dura confermando i 30 presìdi ufficiali, oltre a quelli che spuntano e vengono tolti senza preavviso, in tutte le province siciliane; altri, più moderati, vorrebbero allargare di molto le maglie dei blocchi e instaurare un dialogo più serrato con le istituzioni.
Intanto bisogna subito informare l’opinione pubblica che al movimento non aderiscono e non fanno parte nessuna categoria politica, ne centro, ne di destra e ne di sinistra .
In particolare ci riferiamo a Forza Nuova.
Le uniche forze in campo sono: Il Movimento dei Forconi e AIAS , che insieme hanno organizzato questa Protesta sotto il nome di : FORZA D’URTO.
Le smentite sono giá state sottoscritte e firmate dai due movimenti.
“Il movimento Forza d’urto si propone di restituire fiducia e dignità ai siciliani e a tal fine volendo rilanciare l’economia dell’isola chiede al governo regionale e nazionale di voler intervenire su una serie di punti, sulla base delle necessità comuni e specifiche delle Categorie, che il movimento rappresenta“. Comincia così la bozza delle richieste, presentate dal movimento Forza d’urto al presidente della Regione Raffaele Lombardo, l’elenco delle richieste contenute nella bozza: “Defiscalizzazione del carburante. Miglioramento e tutela del tenore di vita e delle condizioni generali delle famiglie insistendo su una riforma sul controllo dei costi fissi delle utenze ed i bisogni fondamentali (metano, acqua, energia elettrica). Rilascio del Durc anche in presenza di pendenze che verranno regolarizzate con un piano di rientro (Serit, Empaia, Inps) in anni 10 con interesse legali e senza spese aggiuntive (sanzioni accessorie, diritti di notifica, interessi per ritardato pagamento). Abolizione dell’Imu sui fabbricati rurali ed insediamenti produttivi che interessano il prodotto locale. Dotare la Crias di maggiori risorse finanziarie da destinare al mondo agricole e delle. No agli interessi usurai della Serit, sanzioni accessorie, diritti di notifica, interessi per tardato pagamento, blocco per due anni delle cartelle esattoriali“.
Primi segni di agitazione anche nel centro Italia, “Noi siamo in collegamento con il Movimento dei Forconi siciliani, ci sentiamo, abbiamo manifestato solidarietà con il loro movimento“. A parlare è Antonio Pappalardo, generale in pensione dell’Arma, e presidente del Movimento dignità sociale, una formazione che riunisce agricoltori, autotrasportatori e anche esponenti delle forze dell’ordine e armate, fondato lo scorso 15 gennaio a Latina “per salvare l’Italia dalla crisi morale ed economica”.
“Vogliamo proseguire le loro proteste anche qui – ha aggiunto Pappalardo -per far sentire forte la voce degli agricoltori, dei trasportatori e anche degli uomini delle forze dell’ordine costretti a lavorare con strumenti irrisori e senza mezzi“. Pappalardo ha spiegato che già questa sera il Movimento, il cui segretario generale è il presidente dei Comitati riuniti agricoli Danilo Calvani, si riunirà in seduta plenaria per decidere il da farsi.
“Sarà tutto da valutare – aggiunge il presidente – ma pensiamo che da tutti i dintorni andremo verso Roma, e sono certo che anche i nostri amici della Campania interverranno. La nostra idea è quella di bloccare il rifornimento di carburanti e scorte alimentari rallentando i camion, mettendoci nei punti nevralgici e invitandoli a tornare indietro. Se pensiamo di portare i trattori in città? Perché no?“. La data della iniziativa potrebbe essere domenica prossima.
Pappalardo ci tiene a sottolineare che, rispetto al Movimento siciliano, che coinvolge solo trasportatori e agricoltori, il Movimento dignità sociale, vede anche la presenza di rappresentanti delle forze dell’ordine, “naturalmente non in divisa. Non siamo collegati a nessun partito politico né ai sindacati” ci tiene a sottolineare.
“Malgrado il forte attaccamento al lavoro e la non comune abnegazione del nostro personale, la Raffineria di Gela spa non è in grado di garantire la piena operatività degli impianti“. Lo scrive la direzione dell’azienda dell’Eni in una lettera inviata al prefetto di Caltanissetta, alle forze dell’ordine e alle autorità di governo, per denunciare le gravi conseguenze che cinque giorni di blocco dei cancelli, a causa dello sciopero dei tir, hanno avuto anche sul petrolchimico dell’Eni.
Un vertice d’urgenza è stato convocato nella Prefettura di Caltanissetta per discutere delle pesanti conseguenze sul piano igienico-sanitario e sul piano della sicurezza che lo sciopero e le manifestazioni di questi giorni stanno avendo in Sicilia.
Il sindaco di Gela (Cl), Angelo Fasulo, si è detto seriamente preoccupato “per la deriva che sta prendendo la protesta. I blocchi - ha aggiunto –mettono a rischio soprattutto i servizi di prima necessità; si registrano i primi problemi negli ospedali; i rifiuti hanno invaso le strade e c’è il delicatissimo problema della sicurezza negli impianti della raffineria”. “Rinnovo ulteriormente un appello al buon senso dei manifestanti – conclude – affinchè ci aiutino a garantire i servizi essenziali per la salute e la sicurezza dei cittadini“.
La polizia municipale di Agrigento rimane a piedi a causa dello sciopero dei tir e del mancato approvvigionamento di carburante.
“A causa dell’impossibilità a reperire carburante – ha spiegato il comandante Cosimo Antonica – la polizia municipale non potrà assicurare i servizi di pattugliamento su tutto il territorio, a far data da domani. Saranno, pertanto, assicurati esclusivamente i servizi nel centro città da realizzare con personale appiedato“.
A Palermo ma anche a Catania, Agrigento e Messina poche le auto in circolazione: anche di mattina, ora di punta per i lavoratori che si recano in ufficio e le madri che accompagnano i bimbi a scuola, le grandi strade sono semivuote con poche auto che circolano. La paura tra la gente è che con l’annunciato sciopero dei benzinai, il proseguimento della protesta dei forconi e dei tassisti, l’approvvigionamento di benzina sia impossibile e la mobilità sia resa difficile.
Traffico rallentato sulla statale 189 Agrigento – Palermo, all’altezza del bivio per Aragona. Trattori, mezzi agricoli e camion, invadono le corsie laterali della strada, producendo un rallentamento del traffico automobilistico. Sotto la pioggia battente, che non riesce a stemperare assolutamente i loro animi, gli agricoltori esprimono il proprio dissenso non solo contro la manovra politica del Governo Monti sul rincaro del carburante, ma anche sugli alti tassi di interesse delle banche, l’imperante disoccupazione e le politiche di penalizzazione e di esclusione a carico della Sicilia e dei siciliani. Come i loro colleghi isolani, chiedono le dimissioni del Presidente della Regione Raffaele Lombardo, accusato di “aver tradito le promesse fatte in campagna elettorale di defiscalizzazione dei prodotti petroliferi e dell’applicazione dello statuto Autonomo”. La loro protesta si protrarrà sino a quando i rappresentanti delle Istituzioni non daranno risposte concrete.
Codacons e Comitato vittime dello sciopero “Forza d’urto” chiedono al Presidente del Consiglio Mario Monti la dichiarazione dello stato di emergenza in Sicilia. Lo rende noto Francesco Tanasi Segretario Nazionale del Codacons. Il blocco totale della Sicilia e delle attività commerciali isolane continua non c’è più benzina e anche i beni di prima necessità non sono più facilmente disponibili o sono aumentati molto di prezzo. Ingenti danni all’economia dell’Isola: interi camion di derrate alimentari andate a male, frutta e verdura inservibili, negozi chiusi perché i gestori non sono riusciti ad approvvigionarsi. Alcuni uffici sono deserti perché gli impiegati sono stati bloccati nei punti chiave del traffico o sono privi di carburante nell’auto. Lungi dall’aver procurato benefici di qualunque genere alla Sicilia e ai siciliani, questo blocco causa invece danni enormi a tutti determinabili tra i 500 e i 600 milioni di euro.
“Ho sentito il Presidente del Consiglio Mario Monti. Abbiamo discusso di quanto sta accadendo in Sicilia. Al piu’ presto, gia’ all’inizio della prossima settimana, ci incontreremo a Roma per affrontare i nodi di una vertenza delicata e complessa“. Lo dice il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, che ha parlato a lungo con il presidente del Consiglio, Mario Monti. “E’ la dimostrazione di come nessuno abbia sottovalutato le ragioni di chi sta manifestando. Non condividiamo certo i metodi della protesta – continua Lombardo – ma dopo il colloquio con Monti sono convinto che riusciremo a sbloccare positivamente la situazione“.
“Non parlerei di rivolta ma sicuramente di fatti gravi e preoccupanti” dei quali “parlerò la prossima settimana con il governatore siciliano Lombardo“. Così il premier Mario Monti ha risposto ad una domanda di Lilli Gruber durante Otto e Mezzo, su La7, sulla cosiddetta rivolta dei Forconi.
I benzinai avevano annunciato una maxi-serrata di dieci giorni per protestare contro le norme che li riguardano nel decreto liberalizzazioni. Ma la Commissione di garanzia sugli scioperi frena. Il presidente Roberto Alesse ha infatti detto che la categoria non potrà fermarsi per un periodo superiore ai tre giorni, si presume che lo sciopero inizi giorno 23 gennaio.
Blocco nazionale dei tir dal 23 al 27 gennaio. Lo ha deciso Trasportounito al termine di una riunione del comitato esecutivo. “Considerata l’assenza di provvedimenti certi del governo – afferma l’associazione degli autotrasportatori – con particolare riferimento alla disciplina del settore (applicabilità dei costi minimi, tempi di pagamento e certezza del credito) e agli aumenti dei costi (gasolio, autostrade, assicurazioni), non esistono le condizioni per sospendere il fermo nazionale dei servizi proclamato dal 23 al 27 gennaio”.
Scritto da Redazione Canicattiweb il 21 gennaio 2012, alle 07:18