Trasporto. Il lento declino del treno nell'Isola.
Capolinea. Il trasporto ferroviario in Sicilia è ridotto ai minimi termini. Mancando il contratto di servizio con la Regione, Trenitalia assicura soltanto il servizio minimo indispensabile.
Conseguenze. I pendolari protestano per i tagli che si ripercuotono sullo stile di vita. Chi deve viaggiare va in auto o sceglie l'aereo. Aumentano le emissioni in atmosfera e i costi, diminuisce la sicurezza stradale
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PALERMO - Fino a qualche tempo fa era solo un allarme molto serio, ma è diventato qualcosa di grave. Le ferrovie siciliane sono sotto il mirino di sindacati e comitati dei pendolari, che denunciano una fase di dismissione con conseguenze gravissime per tutti. I dati sono abbastanza eloquenti e fotografano una realtà che sembra ormai privilegiare in assoluto il traffico su gomma (solo il 6% delle merci nazionali ormai viaggia su ferro) e di conseguenza un maggiore tasso di emissioni inquinanti. Inoltre il progressivo calo degli investimenti nelle infrastrutture ferrate ha evidentemente bloccato anche le potenzialità di inserimento occupazionale. Insomma, per un settore all'abbandono è l'intero indotto che ne patisce le conseguenze. Viaggiare in treno è sempre più difficile. Nelle settimane scorse i sindacati e i comitati dei pendolari hanno lanciato l'allarme sulla condizione delle ferrovie in Sicilia. Nel grande calderone del trasporto pubblico i treni isolani continuano a patire una situazione di severa crisi per una serie di fattori strategici: assenza del contratto di servizio pubblico, predominanza del binario unico (89% del totale e metà rete non elettrificata), durata delle tratte. Nonostante l'ingresso di nuovi attori nel mercato del trasporto ferroviario, che ha smesso i panni del settore monopolistico, la Sicilia resta comunque indietro rispetto alle altre regioni italiane e i mancati investimenti sulle linee ferrate si riflettono inevitabilmente nel fallito incremento dell'occupazione e nell'aumento del traffico su strada con conseguente crescita delle emissioni inquinanti, dei costi di trasporto e la diminuzione della sicurezza lungo le stradeUna situazione che non è mai stata particolarmente florida rischia adesso di diventare addirittura drammatica: la Regione non ha ancora sottoscritto il contratto di servizio con Trenitalia. Nelle settimane passate Antonio Riolo, Cgil Sicilia, e Franco Spanò, Filt Regionale, hanno denunciato come le ferrovie siano "in disarmo", a causa delle inadempienze della Regione e dei tagli di Tremonti. Fattori che assieme mettono a rischio il diritto alla mobilità, la continuità territoriale, migliaia di posti di lavoro, in quanto senza rinnovo del contratto di servizio sarà inevitabile assistere ad una "forte riduzione dei servizi nel trasporto ferroviario regionale".Secondo una raccolta dati realizzata dal comitato pendolari ogni giorno Trenitalia taglia 1.000 chilometri. Una situazione tragica per i tantissimi pendolari dell'Isola - sono circa 50 mila i viaggiatori quotidianamente trasportati da mezzi Trenitalia - che devono inoltre far fronte alle interminabili tratte. Esiste la celebre Catania-Palermo che dura oltre 5 ore, sebbene esistano già due corse che riducono fino a poco più di 3 ore, ma nell'album dei record c'è anche la Ragusa-Palermo, segnalata anche nel rapporto Pendolaria 2009 di Legambiente, che dura 5 h e 20 minuti per 250 chilometri. Il contratto di servizio, le cui linee guida sono state stilate già nel giugno del 2010 non ha poi avuto seguito concreto a differenza delle altre regioni che l'hanno già sottoscritto, come ha confermato Giosuè Malaponti del Comitato Pendolari.Tuttavia l'analisi della crisi del settore ferroviario nell'Isola va ricercata in una gestione complessiva che non può ridursi a quest'ultima porzione di attività. Un dato su tutti riguarda gli investimenti che negli ultimi anni la Regione ha pensato di destinare al settore. Secondo il dossier Pendolaria 2009 di Legambiente la Regione Siciliana tra il 2003 e il 2009 ha speso in infrastrutture ferroviarie 0,13 milioni (0,73%) di euro a fronte di 17,72 milioni (94,48%) per i cantieri stradali. Dati di fatto cui si collega, secondo un documento del comitato pendolari dal loro blog I pendolari e le infrastrutture in Sicilia, il silenzio "da parte di tutta la classe politica regionale e nazionale, sulla scomparsa dei 1.970 milioni di euro, tra l'altro interamente finanziati dal 2005, per il completamento del raddoppio Fiumefreddo-Giampilieri ed inserito dal Governo Nazionale nel programma delle opere strategiche". Si capisce bene come investimenti minori in opere infrastrutturali comportino un mancato input di occupazione e persino l'attuale fase di stallo, secondo i sindacati, pone a rischio migliaia di posti di lavoro.Da non sottovalutare neanche il tema dei trasporti su strada come alternativa alla ferrovia: secondo il rapporto Enea 2010 sulle emissioni di anidride carbonica, aggiornato al 2006, il settore dei trasporti ha inciso in Sicilia per il 29% del totale, producendo una quota di 8.788 kt. Invece le ferrovie, specialmente quelle elettrificate, hanno un'incidenza assai minore sulle emissioni. Secondo una nota di Trenitalia ogni passeggero che sceglie il treno inquina il 66% in meno rispetto al trasporto su strada. In tal senso le ferrovie italiane, nel luglio del 2009, hanno sottoscritto un accordo con il ministero dell'Ambiente per contenere, dal 2012, le emissioni d'anidride carbonica di 600 tonnellate ogni anno.Articolo pubblicato il 27 ottobre 2010 su Quotidiano di Sicilia