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L'allarme. Il Comitato Pendolari denuncia le riduzioni in tratte che coprono località rinomate.

Sicilia, anche i treni del turismo stanno finendo sui binari morti. «Tagli tra Messina e Siracusa - dice Malaponti - e niente Treno del mare». Stazioni in crisi. Taormina resta ormai chiusa nei week end. Siracusa-Ragusa. Una linea importante che andrebbe rilanciata. Taormina. In qualunque altra parte la stazione ferroviaria di una località che è tra le più gettonate e conosciute del mondo, sarebbe una bomboniera. E la tratta ferroviaria che passasse da quella destinazione e che portasse, tra l'altro, verso un altro angolo di paradiso, penetrando dritta dritta nel cuore del Distretto del Barocco più ricco ed invidiato che ci sia, sarebbe una asse dei trasporti fondamentale.

Ma qui siamo solo a Taormina, qui siamo soltanto sul binario che sale e scende da Messina a Siracusa, passando per Catania, accarezzando un litorale bello e suggestivo. Accarezzandolo sino al punto che, per la verità, i treni rischiano sempre, e ogni giorno di più, di venir giù dalla strada ferrata, perché per più chilometri la massicciata frana inevitabilmente. Messina-Catania-Siracusa, passando per Taormina: siamo condannati a chiederci sempre che cosa fanno e che cosa farebbero gli altri di fronte ad una situazione come questa. Allora diciamo che per utilizzare al meglio il potenziale rappresentato in ogni Paese dal trasporto ferroviario, si sarebbero investiti un bel po' di miliardi (tra l'altro due c'erano, per il raddoppio tra Giampilieri e Fiumefreddo, ma sono stati stornati altrove perché si sono perduti anni a litigare). Invece qua siamo all'abbandono. A meno che non si 

voglia credere, un po' per disperazione, alla promessa che entro il 2020 tutto cambierà e che il triangolo Messina-Catania-Palermo sarà servito da qualcosa che somiglierà all'alta velocità. Per ora registriamo i fatti, ovvero i tagli. Giosuè Malaponti, con il suo Comitato Pendolari, registra tutto, ha un quadro preciso ed inequivocabile della situazione, di ogni tratta ferroviaria dell'Isola. Parliamo di questa, dunque, e di quelle che dovrebbero favorire il turismo.
«Prendiamo per esempio un giorno festivo, una domenica: da Messina a

Catania ci sono 8 treni, il primo parte alle 6.55, il secondo alle 14.05. Che vuol dire? Vuol dire che turisti che arrivino a Messina e che vogliano raggiungere proprio Taormina, o lo fanno all'alba o hanno perduto mezza giornata ad aspettare il secondo treno. Al contrario, da Catania a Messina, di treni ce ne sono 12 e tutti con buoni orari. Ma se pensiamo al turismo che arriva dal Continente, beh forse servirebbe potenziare la Messina-Catania, direi».
E' così. Non è che lo dica Malaponti e non è solo intuito o deduzione. Tanto è vero che sino all'anno scorso Trenitalia aveva attivato il Treno del Mare: nove coppie che facevano in estate Catania-Taormina-Leotojanni.
«Ottima iniziativa - conferma Malaponti - peccato che per risparmiare quei treni siano stati cancellati».
Ma non sono le uniche corse ad essere scomparse dall'orario delle Ferrovie dello Stato. Se restiamo sulla Messina-Catania-Siracusa, il Comitato dei Pendolari segnala che negli ultimi sei mesi sono stati tagliati 110 treni e che sono scomparsi 9112 chilometri di percorrenza sulla tratta, soppressi. Perché? La motivazione che generalmente porta Trenitalia è che ci viaggia sempre meno gente, la questione da sollevare è se su una direttrice così importante sotto il profilo turistico, è giusto tagliare, anziché provare a vendere di più e meglio un prodotto che funziona in tutto il resto del mondo.
In fondo, torniamo a quel che fanno gli altri, la distanza tra Messina e Siracusa non è poi così abissale come ci sembrerebbe usando i parametri locali. Sono in tutto 182 chilometri, poco più del doppio della mitica Piccadilly Line, la linea della metropolitana di Londra che in 71 chilometri unisce

Cochfosters con i quattro terminal dell'aeroporto di Heathrow, passando per tutto il centro della capitale. Questo significa che si potrebbe far lavorare questa ferrovia vecchia e cadente proprio come una metro. Peccato, però, per un sacco di cose. Partendo dalla stazione di Taormina, quella che dovrebbe fare storia e tendenza.
«E' una stazione ridotta ai minimi termini Taormina-Giardini - racconta Malaponti - al punto che non c'è più capo stazione, è aperta da lunedì a venerdì sino al pomeriggio e negli altri giorni si possono fare i biglietti solo con il self service. Se funziona. Ma, del resto, anche Catania non sta molto meglio, nel senso che inserita nella gestione di Cento stazioni, aveva come obiettivo quello di diventare luogo di attrazione, un posto vivo. Invece c'è solo la rivendita di tabacchi all'interno, nessun'altra attività commerciale che abbia dato lustro e interesse alla stazione, così come si voleva».

Sembra di parlare di binari morti, e forse è proprio così. E' il trasporto ferroviario in Sicilia che vive, come detto, sempre di attese a lunga scadenza e con progetti stratosferici, anziché provare a fare quel che si potrebbe fare. Prendiamo il turista (ma vale per chiunque) che voglia spostarsi da Catania e Palermo o viceversa. Si sa che, a parte un paio di treni che fanno la tratta in 2 ore e 45, gli altri ci mettono un secolo. Ora si parla, come dicevamo, del progetto proiettato al 2020: velocizzazione della Catania-Palermo, spesa prevista 1,4 miliardi, tempo di percorrenza 2 ore e 25 minuti. Possibile, Malaponti?
«Così dice il progetto. In sostanza per accorciare di una ventina di minuti il tragitto spenderemmo una cifra spropositata. A conti fatti ogni minuti risparmiato ci costerebbe 72 milioni. Intanto c'erano i 30 milioni recuperati dall'ex sottosegretario Pippo Reina con cui si sarebbe potuta realizzare rapidamente la pendolinizzazione della tratta, innalzando la tecnologia dei binari e di conseguenza la velocità dei treni, arrivando a risparmiare lo stesso tempo».
E i soldi che ci sono per migliorare il sistema dei trasporti allora? Che farne? Tantissime cose. Visto che di Distretto del Barocco del Sud Est stiamo parlando, si potrebbero utilizzare per modernizzare la tratta Siracusa-Ragusa-Modica, tre luoghi incantevoli frequentati da migliaia di turisti che, però, per spostarsi da un centro all'altro perdono ore e tanti quattrini. Ma quel che non è compresa nelle priorità di chi gestisce il trasporto ferroviario in Sicilia è proprio la questione turistica, oltre a tutto il resto che rientra nell'ordinario. Per esempio la tratta Palermo-Alcamo-Trapani, che attraversa altri luoghi incantevoli.

«Esiste sulla Palermo-Trapani la diramazione Alcamo, utile per raggiungere molte località accorciando i tempi di viaggio - dice Malaponti. Dallo scorso marzo, però, a causa di uno smottamento la diramazione è interrotta e si allunga di 100 chilometri. La spesa per intervenire si aggirerebbe intorno ai 50 milioni, ma non si sta considerando, evidente, indispensabile».
Ma siamo al festival dei paradossi, se vogliamo dirla tutta: basti pensare che la Siracusa-Catania è tratta turistica, ma anche frequentata da tanti pendolari, lavoratori e studenti. E anche qua c'è un ma.
«Ma - spiega Malaponti ancora - l'ultimo regionale parte alle 17.16, poi solo Intercity alle 19.10 e alle 21,45. Su cui non fanno salire i pendolari che vorebbero scendere a Catania. Che senso ha? ».
Andrea Lodato Nostro inviato - La Sicilia - Lunedì 29 Luglio 2013 I FATTI, pagina 7