Quanto siano importanti i treni veloci lo dimostra la minaccia di Nizza di riunirsi all'Italia perché il governo di Parigi ha cancellato il progetto di alta velocità Nizza-Marsiglia. Scrive Stefano Montefiori sul «Corriere della sera»: «Fu l'arrivo del treno, il 18 ottobre 1864, a stringere davvero il legame di Nizza con la Francia. Ed è il treno oggi a provocare la crisi con Parigi, facendo volgere di nuovo gli sguardi oltre confine». L'idea di un asse Nizza-Genova ha ripreso vigore in Costa Azzurra dopo che la commissione governativa «Mobilité 21» ha bocciato il progetto dell'alta velocità Nizza-Marsiglia. La città di Garibaldi è l'unica dei grandi centri francesi a non essere toccato dal Tgv.
Nizza si trova a metà strada tra Marsiglia e Genova. Se non può avere il treno ad alta velocità verso Ovest, allora andrà bene un treno a velocità media verso Est di quelli a 200 all'ora invece che a 300 e passa. Il sindaco di Nizza, Estrosi, vuole rilanciare l'accordo già firmato a Genova l'anno scorso che prevede il raddoppio della linea Genova- Ventimiglia e il collegamento con Nizza entro il 2018. Mancano una quarantina di chilometri, l'obiettivo è unire le due città in un paio d'ore.
Perché Parigi non darà l'alta velocità sulla Nizza-Marsiglia? Ma perché costa 15 miliardi e in questo momento i soldi non ci sono. A questo punto c'è da chiedersi: perché Parigi e Roma si sono intestarditi a realizzare l'alta velocità Torino-Lione che costa più del doppio? Forse perché non vogliono dare l'impressione di darla vinta a quelli della Val di Susa che non vogliono l'alta velocità? Ma anche in questo caso i soldi non ci sono e bisognerà essere pragmatici, anche a costo di fare una brutta figura. Basta allungare il brodo, dare i finanziamenti a singhiozzo - e in questo i nostri governanti sono bravissimi - per non far capire che i violenti come i «No Tav» di Chiomonte ottengono quello che vogliono.
Adesso però consentiteci di tornare sulla questione Ponte sullo Stretto su cui dovrebbe passare l'alta velocità del Corridoio Helsinki-Palermo. Il Ponte costa solo poco più di un miliardo (il resto lo mettono i privati) da spalmare su dieci anni di lavori e invece il governo rischia di pagare un risarcimento che costerebbe più della stessa opera da realizzare. Vogliamo essere seri e valutare la situazione, in attesa che anche il nuovo sindaco di Messina, buddista «No Ponte», ci ripensi e quantomeno faccia un referendum?
Tony Zermo - La Sicilia - Giovedì 27 Giugno 2013 monografica, pagina 20