I minori investimenti penalizzano chi vuole viaggiare in carrozza. Standard, persino Sardegna e Puglia superano l'Isola
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PALERMO - Il crollo del traffico su rotaia e il trionfo dei mezzi gommati non è solo il frutto di una politica governativa a livello nazionale, ma anche di un'assenza di investimenti sul territorio e di una mancata attenzione a livello regionale. Nell'Isola infatti non è solo il traffico delle merci ad essere a rischio, ma persino il trasporto dei passeggeri. Negli ultimi sette anni, dati Pendolaria 2009 di Legambiente, la spesa regionale per le infrastrutture nell'Isola è stata concentrata per il 99% nei cantieri stradali, un dato sbilanciato che spiega l'attuale affossamento del sistema ferroviario. Non stupisce pertanto se la Sicilia, a fronte di 5 milioni di abitanti, si ritrovi poi con poco più di 50 mila viaggiatori giornalieri e poco più di 15 mila abbonati, a fronte di altre regioni come l'Emilia Romagna che ha 106.500 viaggiatori al giorno e quasi 40 mila abbonati, o la Campania che ha 413.600 viaggiatori quotidiani. A fronte di questo stato di cose la Sicilia, nell'ultimo contratto di servizio visto che il nuovo non è ancora stato firmato, mantiene le cifre più alte.Secondo i dati diffusi dall'associazione del Cigno, in Sicilia il contratto con Trenitalia prevede 10.79 treni km/anno, mentre in Sardegna la medesima voce è pari a 3.7, in Puglia a 7.3, e solo nelle regioni settentrionali ci sono variazioni significative, ma a fronte di un servizio puntuale e funzionante. Una stima massima per adeguare il servizio siciliano agli standard nazionali, ad esempio acquistando materiale rotabile più efficiente, richiederebbe una spesa di circa 40 milioni di euro, ma così da Catania a Palermo ci vorrebbero soltanto 2 ore e 41 minuti, quindi meno della metà dell'attuale durata del tragitto. Ma di questi tempi si viaggia verso tutt'altra direzione.Articolo pubblicato il 27 ottobre 2010 su Quotidiano di Sicilia