Ore 18,30 di un martedì lavorativo qualsiasi. Alla stazione di Acireale la vita sembra scorrere molto lentamente.
Appena entrati nella grande sala d'ingresso notiamo due ragazze sedute sulle scale intente a parlare tra loro, probabilmente in attesa dell'arrivo di qualche treno; poco distante un gruppo di operai al termine della loro giornata lavorativa intenti a prendere qualcosa di caldo al bar; sulla banchina antistante i binari un uomo in attesa solitaria.
Quasi tutti gli uffici sono ormai chiusi o comunque vuoti e al buio; sulla vetrata di quello che fino a qualche settimana fa ospitava la storica figura del capostazione (sostituita da un automatismo comandato a distanza dalla centrale) è appiccicato un piccolo cartello che rimanda ad un recapito telefonico per ottenere non meglio precisate informazioni.